Ho cominciato nel 1981 seguendo un corso del M° Carlo Raspagni e dopo il primo anno ho lasciato gli studi universitari perché la passione per la liuteria assorbiva completamente il mio tempo e le mie energie, dopo i primi strumenti ho capito che ero portato per quel mestiere anche se la certezza di poterlo fare con successo l’ho avuta solo molto più tardi.
Significa confrontarsi con un mondo chitarristico molto eterogeneo e frammentato, con esigenze e gusti a volte diametralmente opposti fra una scuola e l’altra, con un offerta e una concorrenza sempre crescente.
In questa confusa situazione è difficile orientarsi, trovare una propria coerente filosofia costruttiva e ritagliarsi uno spazio di mercato: nella liuteria per chitarra si vive ancor più che per altri strumenti, il disorientamento e la mancanza di precisi riferimenti estetici e culturali condivisi.
Costruire strumenti di eccellenza richiede grande impegno: innanzitutto è necessaria una conoscenza personale diretta dei grandi strumenti del passato e del presente, poi, partendo dalla selezione dei migliori materiali, ci vuole una continua ricerca su tutti gli aspetti dello strumento e delle tecniche costruttive, nell’incessante sforzo di migliorare quei piccoli importanti dettagli che fanno la differenza fra una chitarra buona ed una speciale, confidando che il musicista sia poi in grado di riconoscerli
Dal 1988 fino al 1994.
Poi, osservando strumenti dei miei colleghi più legati alla tradizione, e grazie ad un corso del M° J.L.Romanillos, sono stato affascinato dalla bellezza timbrica, dalla leggerezza e sensibilità della chitarra spagnola che prima non conoscevo, rivolto com’ero da sempre, anche per mancanza di informazioni reperibili a quel tempo in Italia, alla cultura d’oltreoceano.
Dell’esperienza con Richard Schneider e il progetto Kasha mi porto comunque dietro numerose conoscenze tecniche e teoriche che fanno parte del mio bagaglio di progettista e costruttore.
Soprattutto a Torres e Hauser I, i costruttori che maggiormente hanno colpito la mia sensibilità, entrando in risonanza con parti del mio carattere, ma anche a molti liutai spagnoli della prima metà del ‘900, mentre per quanto riguarda i liutai moderni hanno destato il mio interesse in particolare David Rubio e J.L.Romanillos, per diversi aspetti della loro opera.
Il gusto per l’aspetto decorativo dello strumento l’ho sviluppato osservando gli strumenti antichi che mi sono stati di ispirazione per le mie realizzazioni: i costruttori contemporanei sono diventati più pratici ed essenziali, il più delle volte spartani, si è un po’ perso il gusto per la ricerca e la cura dell’aspetto estetico.
Al di là del mio carattere, a me interessa principalmente migliorare costantemente la qualità dei miei strumenti sotto tutti gli aspetti, questa è la continua sfida in cui mi trovo.
Per fare questo sono sempre in cerca di spunti che mi stimolino o mi permettano di approfondire aspetti che non ho considerato; questi spunti possono arrivare da chiunque e per raccoglierli è necessario mettersi in una modalità molto diretta e sincera, di comunicazione e di ascolto, senza pensare di sapere o di avere già capito tutto. L’umiltà è semplicemente funzionale alla crescita.
Ogni musicista ha esigenze diverse, sempre molto specifiche, che dipendono dalla sua impostazione tecnica e dalla sua idea musicale.
La parte più gratificante del mio lavoro è capire queste esigenze e, nei limiti dello strumento che a me piace costruire, accontentarle.
Quasi sempre chi si rivolge a me cerca una eleganza, purezza e bellezza timbrica, una morbidezza e facilità d’uso e una completezza dello strumento in tutti i registri, direi una musicalità intrinseca, una qualità che lo renda strumento musicale e non mero produttore di suoni.
Una buona parte degli strumenti che costruisco non vengono venduti direttamente da me ma da rivenditori esteri, per cui spesso non conosco direttamente gli utenti finali; a volte sono semplici amatori, più spesso studenti avanzati o insegnanti e concertisti.
In Italia il musicista più affermato che possiede un mio strumento è Paolo Pegoraro, una fra i giovani emergenti, Francesca Ghilione.
Devo comunque sinceramente dire che sono gratificato da chiunque decida di acquistare un mio strumento perché se ne innamora e lo apprezza, indipendentemente dal suo livello tecnico.
La mia produzione è estremamente limitata; la qualità senza compromessi e in tutti gli aspetti dello strumento (selezione e scelta dei legni, precisione esecutiva, aspetto decorativo, cura del suono, verniciatura, assetto finale) è difficile da offrire in grande quantità, anche se il mio sforzo va nella direzione di costruire più strumenti ed accontentare più musicisti.
Val di Nizza (PV), 16/3/2009